Prima si sdraiò a terra, mutando pezzo per pezzo la carne che pian piano si lasciava andare, mentre si raggomitolava in modo che le sue ossa diventassero tutt'uno con le pieghe della coperta. Poi sentì sprofondare dapprima i piedi, le gambe, il collo, la testa; ogni fibra del suo essere si era lasciata andare, sciogliendosi. Contemplò tutto nel silenzio e nel buio, come se fosse stata cieca e sorda in un posto caldo.
E se ne stava così, a respirare il ghiaccio che le sollecitava le narici. Lo sentì scendere fino alla gola e le pizzicò pure la lingua; poi scese fino all'esofago e cominciò a scaldarsi. Ma scese ancora ai polmoni e poi al diaframma e poi risalì e salì molto più caldo fino a svuotarsi come un sacco. Lei respirava ghiaccio e soffiava fuoco, completamente sciolta. Anche la pelle non era che un involucro e ora lei osservava tutto con due occhi chiusi e uno no. E se ne stava così, sciolta, senza vincoli e senza nodi. Sciolta. Che strana parola. "Deriva dal latino exsolvĕre... sciogliere un nodo, un legame, rendendo indipendenti gli elementi che lo costituiscono... dunque, solve?" I pensieri vorticavano senza sosta, mentre ogni barlume della sua vecchia vita le passava davanti. Doveva proseguire e non guardarsi indietro.
Tutto si recideva in un nuovo legame. "Solve, solve, solve..." ogni tanto le tornava in mente durante la metamorfosi. Ma doveva essere presente, doveva essere Qui. Doveva essere Ora.
Cominciò a riempirsi di nuovo quando le fu lavata la faccia. Si alzò lentamente, passando dal verde al rosso e guardò tutte le cose nuove che le erano state date. Era sciolta, ma si era indurita di nuovo. Guardò la sua vecchia pelle e la scavalcò con distacco, senza voltarsi indietro. Ora doveva solo scegliere.
VSB
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Ph: Michele Quilici |

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